Valentina: la mia esperienza di volontariato in India

Ho conosciuto l’associazione CINI circa due anni fa, per caso. Avevo ricevuto in prestito il libro “La scelta di Samir, 40 anni di CINI attraverso la vita del suo fondatore”, testo che ha suscitato in me un certo interesse. Dopo essermi informata, ed aver visitato la sede amministrativa nella città di Verona, ho deciso di partecipare a un tirocinio in collaborazione con l’Università Ca’ Foscari di Venezia. Il periodo trascorso presso CINI è durato da inizio febbraio ai primi di marzo. Ho trascorso le prime due settimane nella sede di Calcutta, nel distretto di Sud 24 Parganas, Daulatpur, campus nel quale si organizzano molti corsi di formazione per la gente del luogo che desidera contribuire personalmente ai progetti; gli ultimi dieci giorni sono stata nella sede di CINI nello Stato del Jharkhand, uffici nei quali si coordinano i centri di accoglienza del Jharkhand a favore degli street children.

Durante il soggiorno a Calcutta ho avuto la possibilità di vedere la Clinica del Giovedì. Ogni giovedì mattina file di donne, provenienti anche da chilometri di distanza, con i propri figli, varcano il cancello del campus per poi dirigersi in una zona appositamente riservata a questa clinica. L’area dove avvengono le visite con medici specialisti è molto ampia per accogliere le famiglie. Ogni madre è provvista di una “carta del bambino”, sulla quale sono indicati il nome, il sesso, la data di nascita, il nome della madre e le vaccinazioni ricevute. Qui vengono fatti dei controlli medici periodici, somministrati farmaci e vaccinazioni. L’obiettivo della clinica è la prevenzione, pertanto è opportuno spiegrare alle madri come si può crescere un bambino sano fin dalla nascita. E’ inoltre presente una zona riservata alla consulenza nutrizionale (come combattere la disidratazione, consigli sulla nutrizione, sullo svezzamento e sull’igiene…). Viene spiegato alle madri quali medicine può prendere il figlio e le sostanze in esse contenute. Ancora, c’è una stanza dove i volontari insegnano alle madri il modo in cui allattare i neonati.

A Calcutta, invece, ho visitato le varie strutture dell’Unità Urbana, nelle quali vengono ospitati bambini e bambine provenienti dalla strada. Alcuni di loro si sono affidati alla linea telefonica di CHILDLINE 1098, altri sono stati momentaneamente affidati ai centri a causa del lavoro dei genitori.

Ho visto quindi un centro per le ragazze di strada, dell’età compresa tra i sei e i vent’anni circa, dove possono andare a scuola e dedicarsi ad attività ricreative. Qui ho ascoltato alcune delle loro storie: una ragazza di diciassette anni era scappata di casa perché voleva sposarsi con il suo fidanzato coetaneo, ma la famiglia non era d’accordo; c’era una bambina di sei anni originaria di New Delhi, che non parlava la lingua Bengali, e quindi non si capiva come fosse giunta a Calcutta; una ragazza di vent’anni era stata trovata in un bordello di Agra; un’altra ancora, di circa sei anni, aveva assistito all’omicidio della madre; una ragazza con disabilità mentali abbandonata dalla famiglia. I soggetti solitamente risiedono in queste strutture per tre o quattro mesi, perché l’intento è quello di reinserirli all’interno delle famiglie, quando possibile: ecco perché CINI dà consulenza costante alle famiglie, dato che non sempre le due parti si vogliono riconciliare.

Presso la stazione ferroviaria di Sealdah (Allahabad, India) ci sono due strutture: in una sono accolti i bambini dai sei agli undici anni, l’altra ospita ragazzi più grandi. Questi, quasi sempre, vengono ritrovati presso i binari della stazione a fare l’elemosina (le cause sono molteplici: scappati di casa, trafficati, lavoratori). I bambini hanno quindi la possibilità di ricevere cure, alimenti, abbigliamento e aiuto psicologico. Alla stazione si può vedere inoltre uno stand di CINI, al quale qualsiasi persona si può rivolgere nel caso in cui si vedano bambini sostare sui binari o che chiedano l’elemosina. I soggetti più grandi, che vivono negli spazi della stazione, contribuiscono ad aiutare i più piccoli, accogliendoli a loro volta nelle strutture.

La mia esperienza con CINI è stata importante, interessante e scioccante. Vedere con i miei occhi i problemi che milioni di bambini affrontano ogni giorno, mi ha fatto capire quanto l’India abbia bisogno di aiuti veri e propri in questo ambito. Fortunatamente CINI e moltissime altre organizzazioni hanno capito che qualcosa si può fare, a piccoli passi, per dare una vita migliore a tutte le persone più povere di questo subcontinente.

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